Amore tossico
Come riconoscere e affrontare la dipendenza nelle relazioni
A cura di: Dott.ssa Mariangela Lovecchio
In collaborazione con Dott. Klodian Naci
“Così non posso vivere né senza di te né con te, e mi sembra di essere inconsapevole dei miei desideri”
Catullo (Amores III, xi, 39)
La dipendenza affettiva o emotiva è una particolare condizione che rientra nelle cosiddette “new addictions” o nuove dipendenze. In questo caso, l’oggetto della dipendenza non è una sostanza ma un comportamento che, il più delle volte, è socialmente accettato se non addirittura incoraggiato. Nello specifico, parliamo di amore e relazioni affettive che creano dipendenza esattamente come se fossero una droga, sia dal punto di vista psicologico che neurofisiologico. Questa condizione si riscontra molto spesso nelle relazioni definite tossiche, ovvero rapporti disfunzionali che non donano benessere ma sono fonte di insoddisfazione, ansia e sofferenza che tengono legati per troppo tempo a persone sbagliate. In questa tipologia di relazione, entrambi i partner giocano dei ruoli fondamentali in base alle caratteristiche personologiche; pertanto, è possibile trovare coppie composte da un partner dipendente e da un partner emotivamente non disponibile, così come è possibile trovare partner dipendenti che stanno insieme a soggetti co-dipendenti. Le varianti sono molteplici. Tuttavia, se ci si riconosce in una simile condizione, è bene sapere che è possibile comprenderne le ragioni alla base ed apprendere delle modalità di gestione che permettono di instaurare delle relazioni più sane. Con sé stessi, prima che con gli altri.
Funzionamento del dipendente affettivo
Esattamente come scriveva Catullo, lo stato di dipendenza affettiva si annida nel “non poter vivere con e nel non poter vivere senza” il proprio partner, in quanto il funzionamento dell’individuo è strettamente dipendente dalla relazione. Ciò è dovuto a diversi fattori, quali: il proprio stile di attaccamento, la tendenza a cercare/preferire le ricompense immediate, il coinvolgimento continuo nella relazione nonostante le conseguenze negative, il profondo malessere derivato dal timore dell’abbandono e della solitudine con la messa in atto di determinate compulsioni, come i comportamenti controllanti. Il dipendente affettivo non riesce a creare o difendere i propri spazi, mettendo al primo posto il benessere ed i sentimenti del partner. Sia la propria stima che ogni decisione personale sono rimesse all’approvazione dell’altro; ogni comportamento è teso ad evitare il rifiuto o l’abbandono, ignorando i propri bisogni e le conseguenze negative di quella relazione ormai tossica. In definitiva, vi è un notevole dispendio di energie da parte della persona dipendente, che a lungo andare sarà provata da un rapporto manchevole di reciprocità affettiva, al quale però non riesce a rinunciare. Nei casi più estremi, si assiste a vere e proprie forme di violenza psicologica e fisica.
Dalla fusione all'autonomia: identificare la dipendenza affettiva nelle relazioni
In una relazione, specie durante la fase dell’innamoramento, è normale che ci sia un certo grado di dipendenza affettiva e fusione con il partner; tuttavia, questa condizione dovrebbe tendere a diminuire man mano che il rapporto diventa più stabile. Entrambi i partner possono continuare a mostrare affetto, sostegno, rispetto e impegno reciproci pur percependosi autonomi nella relazione. La mancanza di questo importante passaggio, la trasformazione del desiderio dell’altro in bisogno dell’altro e la pervasività delle caratteristiche sopra descritte, denotano una dipendenza affettiva.
È possibile uscirne?
Benché si tratti di una condizione complessa, è sicuramente possibile fare dei passi in direzione di uno stile di vita più funzionale e sereno, sia individuale che di coppia. Un percorso di psicoterapia può aiutare in tal senso: a divenire più consapevoli del proprio stato di dipendenza, riconoscendone le trappole cognitive ed emotive. Di fatto il primo passo, che richiede molto coraggio, consiste nel riconoscere di avere un problema e manifestare la volontà di affrontarlo, cercando l’aiuto di un professionista; questi farà chiarezza sulle motivazioni alla base della condotta del dipendente. In seguito, sarà necessario lavorare sulle credenze relative alla propria autostima e fiducia in sé stessi, divenendo consapevoli del fatto che il proprio valore non dipende dall’approvazione degli altri. Inoltre, è necessario imparare a coltivare la propria assertività, creare confini sani, manifestando e comunicando i propri bisogni senza il timore dell’abbandono. Infine, le tecniche di mindfulness si sono rivelate di grande utilità, coadiuvando la psicoterapia nel gestire la ruminazione sulla propria relazione; la mindfulness promuove l’apertura e la consapevolezza delle proprie emozioni e un atteggiamento compassionevole verso sé stessi.
Bibliografia:
- Earp, B. D., Wudarczyk, O. A., Foddy, B., Savulescu, J., “Addicted to Love: What Is Love Addiction and When Should It Be Treated?” Philosophy, Psychiatry, & Psychology, Volume 24, Number 1, March 2017
- Gori, A., Russo, S., Topino, E. 2023, “Love Addiction, Adult Attachment Patterns and Self-Esteem: Testing for Mediation Using Path Analysis” Journal of personalized medicine.